EMDR per i bambini
EMDR e il trauma psicologico nei bambini
L’ E.M.D.R., acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti oculari), è un metodo psicoterapeutico costituito da otto fasi, utilizzato nel quadro di un piano terapeutico per favorire la risoluzione dei problemi psicologici.
L’ E.M.D.R. considera la patologia come il risultato di un’informazione immagazzinata in modo non funzionale. Le esperienze negative e traumatiche subite in età infantile sono in genere presenti in modo diffuso, talvolta vengono sottovalutate e possono diventare una fonte di disagio. Le esperienze in cui il bambino sperimenta oppressione, paura o dolore, insieme ad una sensazione di impotenza, possono essere considerate un trauma infantile. Questo è dovuto al fatto che i bambini sono molto impressionabili e il loro livello di esperienza non è tale da dare loro una visione equilibrata della vita e di loro stessi. Tendono a fidarsi molto degli adulti, soprattutto delle figure genitoriali che hanno una grande credibilità ai loro occhi: se l’adulto fa o dice qualcosa di negativo o di grave il bambino attribuisce la colpa a se stesso, non ai problemi dell’adulto.
I bambini provano dolore nello stesso modo degli adulti quando vengono esposti a eventi gravi come la morte di un familiare o una malattia o una violenza nei loro confronti: sono soggetti a provare stati di ansia ed emozioni come rabbia, colpa, tristezza, mancanza e senso di impotenza.
La capacità dei bambini di provare questo tipo di dolore è in genere sottovalutata. Probabilmente questo è dovuto al fatto che si esprimono con modalità diverse da quelle degli adulti. Inoltre, nella nostra cultura abbiamo la tendenza a proteggere i bambini dal dolore e dalla sofferenza. Indipendentemente dal fatto di essere stati coinvolti direttamente nell’evento, i bambini si rendono conto e sentono quando succede qualcosa di grave.
Se si tace o si è vaghi riguardo all’evento, si lascia il bambino da solo con i suoi pensieri, con la sua immaginazione, con domande senza risposta e con tutta l’incertezza che questo crea. Se non viene data alcuna informazione lasciamo il bambino alle sue fantasie, che in genere sono peggio della realtà . Le fantasie negative possono provocare un senso di ansia e di terrore che lasciano segni permanenti che si manifestano in seguito come vulnerabilità fisica o psichica.
Come esprimono le loro emozioni
Le reazioni sono diverse, a seconda della loro età e dell’importanza emotiva dell’evento, della violenza o della perdita.
I bambini in genere hanno difficoltà a verbalizzare le loro emozioni, queste possono venire espresse attraverso irrequietezza, agitazione, scoppi di rabbia, paura del buio, problemi di sonno, incubi e paura dell’abbandono. Possono anche riferire sintomi fisici come mal di testa o di stomaco.
Quando i bambini scoppiano a piangere o diventano molto tristi apparentemente senza motivo, allora può voler dire che stanno lottando con il dolore e che hanno bisogno di aiuto.
Aiutare i bambini
Dare messaggi chiari, trasmettere al bambino le informazioni in modo aperto e sincero, soprattutto di quello che è successo, di quello che sta succedendo e di quello che succederà . Le spiegazioni devono tenere conto ovviamente dell’età del bambino.
I genitori sono le persone più indicate per informare e preparare il bambino; se questo non è possibile allora deve farlo una persona che il bambino conosce bene, di cui si fida. Deve esserci il tempo e la tranquillità necessaria per parlare. L’adulto deve ascoltare le domande del bambino e rispondere con sincerità , accettare e rispettare le emozioni del bambino.
I bambini reagiscono in modo diverso, alcuni piangono o protestano oppure negano la realtà, altri dimostrano apatia e si comportano come se non avessero sentito quello che gli è stato appena spiegato, devono avere la possibilità di poter riprendere l’argomento con le loro domande e di ricevere risposte sincere. Se non ci sono risposte, allora bisogna dirlo al bambino. I bambini questo lo capiscono. È importante ricorrere a volte al supporto di uno psicoterapeuta, soprattutto se le persone con cui vive il bambino non sono in grado di aiutarlo.
L’intervento terapeutico è in genere di breve o media durata ed è importante per risolvere il problema emotivo post-traumatico e come prevenzione di difficoltà future.
A chi rivolgersi? Alla dr.ssa Maria Grazia Maiellaro, psicologa, psicoterapeuta di orientamento psicoanalitico, EMDR ed istruttrice di protocolli Mindfulness.