Proseguiamo nel nostro percorso con la Dott.ssa Marta Corbetta, Psicologa e Psicoterapeuta, analizzando i prossimi punti per lavorare psicologicamente sul dolore pelvico cronico.
Per chi si fosse perso la prima parte dell’articolo, la può trovare qui.
2- Regolare le emozioni
Lo stress e il dolore fisico comportano un significativo disagio emotivo, che condiziona la vita e le scelte di tutti i giorni.
Tuttavia, non sembra essere tanto la sensazione dolorifica in sé a generare il malessere emotivo, quanto l’interpretazione che ne diamo, le difficoltà nel farvi fronte e le ricadute sulla vita quotidiana.
Quando noi proviamo dolore, soprattutto a livello cronico, il sintomo emotivo che più spesso vi si associa è l’ansia; questa spesso porta ad anticipare od evitare tutte le situazioni connesse con il dolore stesso, esacerbandone così la percezione.
Insieme all’ansia, il secondo sintomo più comune è l’umore depresso.
Questo colpisce, secondo la letteratura, tra il 40% e il 50% delle persone che soffrono di dolore cronico.
Infine, troviamo frequentemente anche la rabbia: a volte diretta verso l’esterno, sotto forma di aggressività/nervosismo verso gli altri, ma per lo più diretta verso di sé, sotto forma di sabotaggio, ritiro sociale o iperattività.
A fianco di queste emozioni primarie, spesso compaiono anche emozioni secondarie, quali:
- vergogna (per il proprio stato)
- senso di colpa (vs di sé e il partner)
- alternanza di speranza e delusione (per l’andamento delle cure).
Regolare queste emozioni, per non esserne travolti e sentire solo disagio, significa innanzitutto comprenderle e nominarle.
Mettere in parole il carico emotivo seppur angosciante attenua immediatamente il suo impatto sul vissuto, nonché i correlati fisiologici e comportamentali ad esso connessi.
Secondariamente, regolare le emozioni significa contenerle, controllarle e agire in sicurezza.
Una buona abilità da sviluppare, quando le emozioni stanno per prendere il sopravvento, è “l’abilità dello Stop”, che prevede, secondo la psicologa Marsha Linehan, diversi passi:
- Stop: è opportuno fermarsi, non reagire, non muoversi, per cercare di mantenere il controllo;
- Fare un passo indietro: prendere le distanze dalla situazione e respirare profondamente;
- Osservare: fermarsi a guardare ciò che accade dentro e al di fuori di sé, per non saltare alle conclusioni, complessificare il quadro e aumentare la propria consapevolezza;
- Procedere in maniera mindful: considerare i propri pensieri, le proprie emozioni e quelli degli altri e chiedersi ciò che sarebbe più opportuno fare per non peggiorare la situazione.
3- Curare il proprio benessere psicofisico
Curare il proprio benessere psicofisico significa prendersi cura di sé.
Ovvero: non trascurandosi, curando l’alimentazione, impegnandosi in un’attività fisica adeguata alle proprie condizioni, ponendo attenzione alle proprie esigenze fisiche ed emotive, trovando il giusto tempo per le relazioni sociali, il divertimento e il riposo.
Prendersi cura di sé significa ascoltarsi, riconoscere i propri bisogni come importanti e darsi delle priorità, passando attraverso anche dei “no”.
Vedremo insieme i successivi punti “Dare un significato” e “Integrare (o accettare?) l’esperienza dolorifica” nel prossimo articolo della Dott.ssa Marta Corbetta, a breve sul sito di CasaMedica.
Stay tuned!
A chi rivolgersi
Dott.ssa Marta Corbetta, Psicologa e Psicoterapeuta ad Indirizzo Cognitivo Comportamentale, EMDR Pratictioner
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