In questo articolo dal titolo “Toxoplasmosi in gravidanza eccome come evitarla” e pubblicato su Bergamo Salute la dott.ssa Marianna Andreani ci parla della Toxoplasmosi in gravidanza.
La Toxoplasmosi piò essere una infezione pericolosa per il feto, per questo è importante conoscerla. Semplici regole ci aiutano nell’evitarla.
Nei nove mesi può essere pericolosa per la salute del bambino. I consigli per prevenirla e per affrontarla nel modo corretto se si scopre di averla contratta.
La toxoplasmosi è un’infezione banale, generalmente asintomatica, che si può prendere senza neanche accorgersene e che, una volta contratta, lascia un’immunità permanente. Se, però, ci si ammala per la prima volta in gravidanza, può essere pericolosa per il bebè. Spesso causa di ansia e apprensione per la futura mamma, si può però evitare con semplici accorgimenti. Come ci spiega la dottoressa Marianna Andreani, ginecologa.
Dottoressa Andreani, che tipo di malattia è la toxoplasmosi e da cosa è causata?
La toxoplasmosi è una zoonosi causata da un protozoo, il Toxoplasma gondii. La zoonosi è una malattia infettiva che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti). Nel caso del Toxoplasma, questo è ospitato dai gatti nei quali compie il suo ciclo replicativo producendo oocisti (uova) infette. L’uomo può infettarsi attraverso le oocisti espulse con le feci dei gatti e disseminate nell’ambiente (acqua, terreno, vegetali) o attraverso le cisti presenti nei tessuti di animali infetti (per esempio ingerendo carne cruda e poco cotta, salame, prosciutto e carne essiccata con presenza di cisti).
In che modo l’uomo può essere infettato?
Nell’uomo il contagio può avvenire attraverso quattro vie di trasmissione principalmente:
- Ingestione di oocisti attraverso carni crude e poco cotte (inclusi salame, prosciutto e carne secca);
- Ingestione di oocisti escrete dai gatti e contaminanti acqua e terreno (incluse frutta e verdura mal lavata e contaminata con le feci dei gatti);
- Trapianto di organi o emotrasfusioni da donatori sieropositivi per toxoplasma;
- Trasmissione madre-figlio, quando l’infezione primaria si verifica durante la gestazione.
Un recente studio ha dimostrato come il consumo di carne cruda e poco cotta sia la principale fonte di contagio in gravidanza, mentre il contatto con terreno contaminato contribuisce per una quota molto minore di infezioni.
Ma si può contrarre anche mangiando pesce crudo?
No, non c’è nessun rischio di toxoplasmosi se si consuma pesce crudo, come il sushi. Però in gravidanza è consigliabile evitarlo perché può contenere altri germi, come la salmonella.
Quali sono quindi la misure di prevenzione più efficaci?
Le donne in gravidanza devono essere informate durante la visita preconcezionale o, al più tardi, alla prima visita in gravidanza, circa le misure di prevenzione primaria della toxoplasmosi:
- Lavare le mani prima della manipolazione dei cibi
- Lavare bene frutta e verdura (incluse le insalate già pulite e preparate)
- Evitare il consumo di carne cruda o poco cotta, cuocendo bene anche le pietanze surgelate già pronte
- Evitare le carni crude conservate, come prosciutto e insaccati
- Evitare il contatto con le mucose dopo aver manipolato carne cruda (soprattutto la bocca)
- Evitare l’esposizione con terreno contaminato con le feci dei gatti (per esempio indossare i guanti quando si fanno lavori di giardinaggio o evitare di venire a contatto con la lettiera del gatto).
E cosa succede quando l’infezione viene contratta durante la gravidanza?
Non tutte le mamme che contraggono l’infezione in gravidanza per fortuna poi passeranno al feto l’infezione. Il rischio globale di trasmissione al feto risulta compreso tra 18-44%, ma questa percentuale varia al cambiare dell’epoca gestazionale, in particolare il rischio di trasmissione è più basso all’inizio della gravidanza, mentre aumenta nell’ultimo trimestre di gestazione. Anche il quadro clinico e la gravità dell’infezione congenita dipendono dall’epoca gestazionale in cui avviene l’infezione: più precoce è l’infezione più grave è il danno. Se l’infezione passa dalla madre al feto, le principali manifestazioni potranno essere corioretinite, cecità, idrocefalo, danni neurologici e ritardo mentale.
Come si diagnostica?
A tutte le donne in gravidanza (o nel periodo pre-concezionale) viene offerto come screening un test sierologico per stabilire lo stato immunologico e/o rilevare precocemente la malattia in gravidanza (anticorpi specifici antitoxoplasma IgG e IgM). Se la donna risulta immune, può stare tranquilla per tutti i nove mesi e non è necessario ripetere il test. Se invece risulta che la donna non abbia già contratto l’infezione, il test va ripetuto con cadenza mensile o trimestrale fino al termine della gravidanza, vista la scarsa o nulla sintomatologia della malattia. Questo esame è a carico del SSN per tutti i mesi di attesa. La diagnosi di infezione fetale è possibile mediante l’amniocentesi e la ricerca del DNA del parassita nel liquido amniotico.
Esiste una cura?
Anche se non c’è un consenso unanime su quale farmaco sia più efficace in donne con infezione primaria in gravidanza (schemi variabili di spiramicina o pirimetamina-sulfadiazina), si intraprende sempre una terapia antibiotica con lo scopo di prevenire l’infezione congenita e migliorare gli esiti neonatali. Con questo tipo di trattamento, almeno il 90% dei bambini che contraggono l’infezione in utero nasce senza sintomi evidenti.
GATTI: SONO DAVVERO PERICOLOSI?
Anche se spesso sono accusati di essere tra i primi responsabili di trasmissione di toxoplasmosi, in realtà è molto difficile che un gatto domestico possa contrarre l’infezione e trasmetterla all’uomo. A meno che, naturalmente, non vada in giardino ed entri in contatto con terreno contaminato. Il problema, comunque, è limitato alle feci. Per questo è consigliabile far pulire la lettiera ad altri oppure indossare i guanti e lavare le mani con sapone ed acqua corrente al termine della pulizia.
6 DONNE SU 10 SONO A RISCHIO
Nel nostro Paese, il 60% delle donne in gravidanza non è immune alla toxoplasmosi e quindi potrebbe contrarre l’infezione in gravidanza. Nella grande maggioranza dei casi le donne non sanno se in passato abbiano oppure no contratto l’infezione perché in genere dà sintomi lievi e generici, come stanchezza, mal di testa, mal di gola, sensazione di “ossa rotte”. Una volta contratta, lascia un’immunità permanente, cioè non si rischia più di ammalarsi.
A cura di ELENA BUONANNO
ha collaborato con la DOTT.SSA MARIANNA ANDREANI, Specialista in Ostetricia e Ginecologia – PRESSO CASAMEDICA DI BERGAMO –
La dott.ssa Marianna Andreani, Medico Chirurgo e specialista in Ginecologia ed Ostetricia, è la responsabile della Diagnosi Prenatale e patologie della gravidanza presso CasaMedica. Attualmente svolge attitvità di Consulente presso l’AO di Desio e Vimercate e presso il CAM di Monza per la Diagnosi Prenatale.