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Lettera di augurio per donne in cammino

Sono in treno, sto andando a Firenze ad un corso di ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza.
Rifletto su quanto precocemente inizia il nostro cammino di donne, quanto presto il nostro corpo a volte inizia a mandarci dei segnali, a farsi sentire.

La maggior parte delle volte però non solo non vorremmo ascoltarlo, ma neanche sentirlo. Lo viviamo come un peso, come una parte greve, che ci ostacola.
“Fortunate quelle donne che non si accorgono di avere il ciclo” o quelle che non hanno mai avuto una cistite, una vaginite, una emicrania premestruale,…. “perché tutte le altre stanno bene e io no?”. Quante di queste frasi sento tutti i giorni… ma è davvero così?
Purtroppo sono poche le donne che non ricevono segnali mensili, settimanali, quotidiani dal proprio corpo. C’è chi inizia prima, c’è chi inizia dopo, c’è chi inizia in menopausa.

Ma è davvero una fortuna non sentire il proprio corpo? Penso lo sia nella misura in cui ciò è segno di un equilibrio.
In tutti gli altri casi o non gli diamo ascolto oppure dovremmo ringraziarlo perché tenta disperatamente di dirci qualcosa, e ci costringe a lavorare su noi stesse, sulle nostre emozioni, sul nostro stile di vita e le nostre relazioni.
Certamente non tutti i segni sono ancora decifrabili e forse non è necessario cercare di decodificare tutto, alcune cose capitano e basta e sfuggono ad ogni tipo di controllo da parte nostra. Vero è che spesso il ciclo, la sindrome premestruale, i dolori mestruali e le infezioni ricorrenti riflettono una nostra “dissociazione” dal corpo, un nostro voler vivere nonostante la nostra natura materiale, così bella ma anche così confrontante.
A volte ci ricordiamo del corpo solo quando, affaticato, ci chiede di rallentare i nostri ritmi e smorzare le aspettative che abbiamo verso noi stesse.

Per questo colgo l’occasione per augurare una conciliazione, un ascolto, un calarsi nel corpo prima che lui ci costringa a farlo. Auguro a tutte le donne di riuscire a guardare il proprio corpo con tenerezza e affetto, e voglia di prendersi cura di lui. A volte basta proprio poco: qualche bicchiere di acqua in più, una alimentazione curata, qualche passeggiata all’aperto e dei momenti distesi di condivisione. Vi auguro di riuscire a guardare il vostro corpo come fosse un bimbo che ha bisogno di attenzione e cure amorevoli, piuttosto che un coinquilino pesante contro cui scontrarsi.

Chiara Marra