I diritti delle persone LGBTQIA+ vengono quotidianamente violati. Questo perché orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere sono oggetto di discriminazione ed esclusione sociale in moltissimi paesi del mondo. L’Italia non è esclusa dall’elenco.
Le persone LGBTQIA+ subiscono trattamenti iniqui su ampia scala che colpiscono molti aspetti della loro vita pubblica e privata. Sono esposte a stigmatizzazione, aggressioni, bullismo, discriminazioni nel mondo del lavoro e nel diritto a formare una famiglia e hanno accesso limitato ai servizi sanitari. Quest’ultimo aspetto può portare a ritardi nelle cure, mancanza di prevenzione o trattamenti medici inadeguati.
Le persone LGBTQIA+ spesso affrontano sfide uniche che possono influenzare la loro salute fisica, mentale ed emotiva. Per questo motivo parlare della loro salute è un argomento importante e complesso che tocca molteplici aspetti.
La disparità nell’accesso alle cure mediche è legata alla mancanza di servizi appropriati e alla mancanza di sensibilità e preparazione da parte del personale sanitario.
Le persone LGBTQIA+ possono avere esigenze specifiche legate, ad esempio, alla salute sessuale e riproduttiva, che non sono adeguatamente affrontate o comprese dai fornitori di servizi sanitari, sia in ambito pubblico sia in ambito privato. Non secondari gli aspetti legati alla salute mentale. Molto frequenti, infatti, sono ansia e depressione causati dalla discriminazione, dall’isolamento sociale e da esperienze di violenza fisica o psicologica.
Sicuramente la mancanza di un’adeguata educazione sessuale rende sempre più densa e impenetrabile l’ignoranza rispetto al mondo LGBTQIA+, le cui pratiche sessuali restano per lo più invisibilizzate o sconosciute.
In un’ottica di integrazione, e di tutela della salute delle persone, risulta fondamentale occuparsi della sensibilizzazione e formazione del personale sanitario. Se questo venisse realizzato, non sarebbe necessario creare dei servizi sanitari “ad hoc” per le persone LGBTQIA+. Avere servizi dedicati vorrebbe dire una nuova ed ulteriore discriminazione sociale. La salute è salute sempre, per tutti e in qualunque luogo. Nel caso di necessità di cure super specialistiche l’invio ad altra struttura o ad altro specialista con competenze specifiche dovrebbe avvenire come per qualunque altra persona in qualunque altra condizione clinica.
Non dovrebbe accadere che una persona trans non possa effettuare un pap test o un HPV test o una mammografia secondo i programmi di screening regionale, perché non inserita negli appositi elenchi. Non dovrebbero essere richieste giustificazioni in una sala d’attesa gremita di gente o davanti a personale sanitario che pone domande inopportune e mortificanti.
Nella speranza di avere leggi e servizi a tutela delle persone LGBTQIA+, CasaMedica si propone come un luogo dove tutte le persone vengono accolte, ascoltate, sostenute e curate qualunque sia l’età, il colore della pelle, l’abilità o la disabilità, la religione, l’orientamento sessuale o l’identità di genere.
A chi rivolgersi
Questo articolo è stato scritto dalla Dottoressa Tiziana Dell’Anna specialista in ginecologia.
Per maggiori informazioni:
Tel. 035 5297162 | info@casamedica.it