Foto di una ragazza con dolore in zona perianale
proctologia

Ragade anale: di cosa si tratta e come intervenire

Ti capita di avvertire prurito nella regione anale? Senti un forte bruciore durante la ‘spinta’ della defecazione che si protrae dopo la scarica? Ti capita di trovare delle macchie di sangue rosso vivace sulla carta igienica dopo l’evacuazione? Potresti essere portatore di una delle più fastidiose patologie proctologiche in natura: la ragade anale.

Che cosa è la ragade anale?

Si tratta di una piccola ferita situata sul margine dell’ano, di solito il posteriore. Colpisce molto più frequentemente le persone con alvo stitico, che sottoponendo l’ano ad una pressione eccessiva, vanno a causarne una lesione più o meno profonda. Un altro fattore spiccatamente predisponente, presente nella maggioranza dei pazienti affetti da ragade anale in fase attiva, è costituito dall’ipertono del muscolo sfintere anale interno, condizione accertabile solo in occasione di una valutazione specialistica.

Quando andare dal proctologo?

Cosa mi deve condurre dal proctologo nel sospetto di essere affetto da ragade anale?

  1. Il bruciore anale: dovuto al passaggio delle feci, che a contatto con la piccola ferita danno luogo a un’irritazione locale. Questa sensazione determina un controproducente meccanismo circolo vizioso: vi è infatti una tendenza alla riduzione della frequenza delle scariche proprio perché dolorose, generando un aumento del tempo di transito intestinale che, a sua volta, produce una maggiore disidratazione delle feci che risultano pertanto all’emissione, più compatte e traumatiche.
  2. Il prurito anale: la soluzione di continuità in corrispondenza dell’anoderma (tessuto della parete interna dell’ano) genera una sensazione di disconforto a volte fortemente prolungata durante la giornata;
  3. Il sanguinamento: quasi sempre attribuito a delle vene emorroidarie, può a volte essere rosso vivace e quantitativamente maggiore proprio come nel caso della ragade anale.

Il proctologo in occasione della valutazione potrà ottenere la diagnosi di questa patologia, spesso presente da molto tempo ma misconosciuta o frequentemente non discriminata da altre patologie più frequenti a carico del canale anale, che però, se non trattata adeguatamente può determinare dei quadri cronici invalidanti. Niente paura, fortunatamente le procedure chirurgiche costituiscono solo l’ultimo gradino terapeutico, ma nella maggior parte dei casi le terapie conservative sono risolutive.

A chi rivolgersi

Questo articolo è stato scritto dal Dott. Riccardo Pirovano Medico Chirurgo, specialista in Proctologia.

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