La contraccezione ormonale oggi offre una scelta molto ampia e mette a disposizione del ginecologo una serie di opzioni altamente efficaci e sicure. In particolare, esistono due macrocategorie di contraccettivi ormonali:
- metodi reversibili short-acting (SARC) che richiedono una somministrazione giornaliera, settimanale o mensile
- metodi reversibili long-acting (LARC) che non richiedono un continuo impegno all’assunzione, efficaci da 3 a 5 anni e che vengono posizionati dal medico, come il dispositivo sottocutaneo e i dispositivi intrauterini medicati.
Questo permette la massima personalizzazione del metodo contraccettivo a seconda delle necessità della donna.
Cosa fare prima della prescrizione di contraccettivi ormonali
La valutazione medica deve prevedere la rilevazione di specifiche caratteristiche individuali, nonché un’attenta indagine anamnestica familiare e personale, al fine di individuare le condizioni che costituiscono controindicazioni assolute alla contraccezione ormonale o fattori di rischio che potrebbero determinare effetti collaterali.
Anamnesi familiare
Nella valutazione dell’anamnesi familiare vengono presi in considerazione i parenti di primo grado, nonché fratelli e sorelle, nei quali la patologia che costituisce fattore di rischio sia insorta prima dei 50 anni.
L’anamnesi familiare deve essere finalizzata a individuare alcune specifiche condizioni che possono essere controindicazioni o fattori di rischio:
- Malattie cardiovascolari (in particolare tromboembolie, trombofilia nota, eventi ostetrici avversi);
- Diabete e/o iperdislipidemie (condizioni genetiche che consistono nella presenza di livelli eccessivamente elevati di colesterolo e di trigliceridi nel sangue già a partire dall’età adolescenziale);
- Connettiviti e malattie autoimmuni;
- Emicrania grave.
Anamnesi personale prima dell’uso di contraccezione ormonale
La raccolta anamnestica personale deve essere finalizzata all’individuazione di specifiche condizioni che possono costituire controindicazioni o fattori di rischio:
- Malattie cardiovascolari come ipertensione arteriosa o cardiopatie;
- Tromboembolie venose o arteriose o trombofilia familiare;
- Eventi ostetrici avversi come poliabortività, pre-eclampsia severa, grave IUGR, distacco di placenta, morte endouterina;
- Diabete e/o iperdislipidemie;
- Malattie autoimmuni, in particolare connettiviti e Lupus eritematoso sistemico;
- Malattie neurologiche, dall’ emicrania con o senza aura all’epilessia;
- Patologie epatobiliari e dell’apparato gastroenterico, come calcolosi o sindromi da malassorbimento e malattie infiammatorie intestinali;
- Emoglobinopatie;
- Tumori ormonodipendenti;
- Sanguinamenti genitali di origine non nota;
- Assunzione attuale o pregressa di farmaci, fitoterapici, integratori;
- Depressione maggiore;
- Stile di vita e abitudine al fumo, consumo di alcool o abuso di sostanze.
Valutazione clinica per la contraccezione ormonale
È raccomandata la rilevazione del peso (BMI) e della pressione arteriosa per la valutazione dei rischi connessi all’obesità e per evidenziare eventuali casi di ipertensione non noti alla paziente. L’esame fisico, compreso quello pelvico e mammario, e lo screening per infezioni sono utili, ma non necessari per la prima prescrizione dei contraccettivi ormonali.
Accertamenti diagnostici prima della prescrizione
La prescrizione dei contraccettivi ormonali a donne sane senza fattori di rischio non deve essere subordinata alla preventiva esecuzione di esami del sangue o strumentali. Non sono raccomandati test di screening per la valutazione della coagulazione del sangue, né test genetici di trombofilia. Infatti, la contraccezione con solo progestinico non aumenta significativamente il rischio tromboembolico di base di ciascuna donna.
Quindi, in assenza di fattori di rischio personali o famigliari l’esecuzione di esami o di altri accertamenti non è raccomandata. Nel caso di donne con fattori di rischio invece potranno essere richiesti esami di approfondimento.
Uso dei dispositivi di contraccezione intrauterini
Prima dell’inserimento di un dispositivo intrauterino, è necessaria una valutazione anamnestica di esposizione a rischio infettivo; può essere necessario eseguire accertamenti specifici nelle donne a rischio. Si raccomandano una accurata valutazione clinica ed eventuali accertamenti strumentali per escludere anomalie dell’utero.
A chi rivolgersi
Questo articolo è stato scritto dalla Dott.ssa Martina Sicuri Medico Chirurgo, specialista in Ginecologia.
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