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Endometriosi: terapia medica o chirurgia? Vediamo insieme al Dott. Stefano Manodoro, Uroginecologo esperto, come è meglio procedere e quali sono pro e contro.
L’entità del problema
Se ti è stata posta la diagnosi di endometriosi, la prima cosa da tenere in considerazione è che non sei sola: sei una delle 190 milioni di donne al mondo con questa patologia ginecologica.
Si stima che circa il 10% delle donne ne sia affetta. E se si considerano solo le donne infertili, la prevalenza raggiunge il 50%.
Obiettivo della terapia
Sebbene non tutte le donne con endometriosi hanno disturbi, l’obiettivo della terapia è quello di rispondere ai due segni clinici più importanti della patologia: il dolore e l’infertilità.
L’approccio terapeutico è in prima battuta e sempre, laddove possibile ed efficace, di tipo conservativo ovvero basato sull’utilizzo di farmaci.
La terapia farmacologica ha il vantaggio di essere poco o per nulla invasiva, facilmente reversibile e modificabile oltre ad essere associata ad effetti avversi lievi, prevedibili e correggibili.
Inoltre permette a pazienti anche molto giovani, in età fertile e desiderose di prole, di evitare interventi chirurgici impegnativi.
Talvolta tuttavia, nelle pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica, la strada della chirurgia può diventare indispensabile per l’asportazione di tessuto endometriosico in particolari sedi anatomiche tali da provocare dolore molto intenso o alterare le normali funzioni fisiologiche o da costituire un rischio per la futura fertilità.
Trattamento del dolore associato ad endometriosi
Il dolore si manifesta tipicamente durante la mestruazione e può assumere connotazioni diverse in base alla localizzazione del tessuto endometriosico.
Può presentarsi:
- con dolore mestruale pelvico e addominale generalizzato (dismenorrea)
- accompagnando i rapporti sessuali (dispareunia)
- con la minzione (stranguria)
- con la defecazione (dischezia)
- in forme tra loro variamente associate.
La terapia rivolta a contrastare il dolore fa uso di due categorie di farmaci: gli antidolorifici analgesici e la terapia ormonale.
I primi possono essere somministrati in monoterapia oppure in associazione tra loro o con la terapia ormonale.
Quest’ultima comprende sia la comune pillola contraccettiva combinata estro-progestinica che la cosiddetta minipillola a base di solo progesterone.
Per entrambe il meccanismo d’azione si basa sull’inibizione dell’ovulazione e conseguentemente della mestruazione. In questo modo si evita il dolore mestruale associato.
La pillola estroprogestinica è più efficace nel contrastare la dismenorrea se somministrata in modalità continuativa, senza pause.
Si ottiene così l’amenorrea (assenza completa di mestruazione) e viene escluso anche il tipico sanguinamento da sospensione delle comuni somministrazioni cicliche.
La scelta del progestinico, sia nell’utilizzo da solo, che in combinazione con gli estrogeni, si basa sulle caratteristiche e sugli effetti desiderabili e avversi a cui ciascuna molecola è associata.
Tra questi il Dienogest sembra avere un effetto diretto nel ridurre l’estensione delle lesioni endometriosiche.
Farmaci di seconda scelta, in caso di insuccesso della prima linea, son gli analoghi e gli agonisti del sistema GN-RH che agiscono ad un livello superiore rispetto a quello delle pillola, ma sono associati a importanti effetti collaterali tra cui la riduzione della densità minerale ossea con conseguente insorgenza di osteoporosi.
Trattamento chirurgico
È un trattamento di seconda scelta che si rende necessario per l’enucleazione di cisti ovariche o l’escissione di localizzazioni endometriosiche profonde e a carico di legamenti utero-sacrali, setto retto-vaginale, vescica, ureteri, vagina o intestino.
Dovrebbe sempre essere effettuato in centri di riferimento in cui sia disponibile un’equipe chirurgica multidisciplinare che preveda specialisti esperti nella chirurgia non solo ginecologica ma anche urologica e intestinale.
Endometriosi e gravidanza
L’infertilità rappresenta un’ulteriore sfida che mette alla prova donne che hanno convissuto diversi anni con il dolore.
Quando una donna con endometriosi ha difficoltà ad ottenere una gravidanza, è necessario ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita.
Sebbene la gravidanza spesso migliori il quadro clinico non sempre è associata a riduzione della progressione della patologia.
L’endometriosi asintomatica
Quando la diagnosi di endometriosi avviene in modo accidentale in una paziente del tutto asintomatica, non è indicato alcun trattamento chirurgico.
È stato dimostrato che in queste pazienti il rischio di progressione è molto basso e pertanto le linee guida non indicano la prescrizione di una terapia medica.
È indicato un attento follow-up clinico ed ecografico.
A chi rivolgersi
L’articolo è a cura del Dott. Stefano Manodoro, Uroginecologo specializzato in disfunzioni del pavimento pelvico, facente parte dell’équipe di CasaMedica per il dolore pelvico cronico:
- Dott.ssa Chiara Marra, specialista in Ginecologia e Ostetricia, coordinatrice dell’équipe
- Dott.ssa Federica Brunetti, specialista in Ginecologia e Ostetricia
- Dottoressa Martina Sicuri, specialista in Ginecologia e Ostetricia