La dichiarazione universale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: a partire da noi!
Domanda: quanti tra operatori, educatori, insegnanti, genitori… insomma quanti adulti che si occupano di bambini e bambine hanno preso mai visione di questo fondamentale documento in difesa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza?
Ecco un buon momento per farlo: il suo 31esimo anniversario!
Vi lascio un link per chi non lo avesso già fatto: https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_internazionale_sui_diritti_dell%27infanzia.
Di cosa si tratta?
Un documento sottoscritto a livello internazionale composto da 45 pagine, (scaricabile in PDF) organizzato in tre parti:
la prima parte (circa una ventina di pagine) costituisce il corpo principale della convenzione;
la seconda parte è dedicata alla normativa per la costituzione del Comitato sui Diritti dell’infanzia (5 pagine);
la terza parte è costituita da due protocolli integrativi.
Ogni stato membro (l’Italia ad esempio) è chiamato ad avere un ruolo attivo nella diffusione del rispetto della convenzione anche attraverso l’obbligo di presentazione di rapporti periodici.
Nell’ultimo rapporto periodico italiano del 28 febbraio 2019 in relazione al tema della Violenza nei confronti dei minorenni (articoli 19, 24 (3), 28 (2), 34, 37 (a) e 39 della Convenzione), trovo un tema educativo estremamente attuale: si parla infatti di punizioni corporali.
Riporto di seguito il testo del rapporto:
Prendendo atto dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 16.2, il Comitato, con riferimento al proprio Commento generale n. 8 (2006) sul diritto del minorenne alla protezione dalle punizioni corporali e da altre forme di punizione crudeli o degradanti, ribadisce le proprie raccomandazioni precedenti e sollecita lo Stato parte a:
(a) vietare esplicitamente per legge le punizioni corporali, anche leggere, in ogni contesto;
(b) sensibilizzare i genitori e il pubblico in generale sugli effetti dannosi delle punizioni corporali sul benessere dei minorenni;
- promuovere forme alternative positive, non violente e partecipative di accudimento e disciplina dei minori.
Un noto Pedagogista italiano, D. Novara, più volte nei sui interventi ha sottolineato il buco legislativo italiano rispetto a questa delicata tematica, citando i paesi che hanno già sottoscritto una legge che stabilisca essere un reato la punizione corporale in ogni forma e in tutti i contesti pubblici e privati.
Purtroppo, nel mio lavoro di consulente famigliare e formatrice di gruppi di genitori, mi scontro con una mentalità radicata, che vede nello schiaffo o nella sculacciata un “efficace” strumento educativo.
Non si tratta di fare il processo ai genitori, ma di creare degli spazi di parola in cui confrontarsi e prendere consapevolezza di strumenti arcaici, che ci portiamo dietro da tempo immemore; pratiche desuete che traggono la loro forza da una tradizione pedagogica oggi rinnegata dagli addetti ai lavori, grazie anche agli studi delle scienze dell’educazione che ci dimostrano che l’educazione è una pratica organizzativa e non punitiva.
L’educazione delle nuove generazione deve liberarsi dai sistemi di potere coercitivo per assumere la responsabilità della fatica della relazione educativa che richiede conoscenza, autocontrollo, gioco di squadra.
C’è ancora molta strada da fare e penso che creare spazi di confronto aperto, sia una strategia efficace, per uscire dalla logica del “si è fatto sempre così!”, “siamo venuti grandi tutti” e imboccare una via diversa.
Per difendere l’infanzia partiamo da noi!
Dr.ssa Lorenza Comi. pedagogista