In occasione della giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e considerato il particolare periodo che stiamo vivendo ormai da diversi mesi, credo sia importante soffermarsi su alcune riflessioni che riguardano il modo in cui la nostra attuale condizione sta influenzando la vita e la crescita dei nostri ragazzi.
Se nella fase iniziale, tra il mese di marzo e maggio, la reazione degli adolescenti è stata di forza, lucidità e caratterizzata da una buona capacità di gestire le limitazioni date dal lockdown e dall’emergenza sanitaria in corso, ora gli effetti sembrano provocare reazioni più negative anche alla luce del prolungarsi della chiusura scolastica. Ma oltre alle lacune sul piano didattico, il vero problema che questa pandemia sta generando, riguarda il ritardo nella loro crescita emotiva dovuta alla forte riduzione di rapporti personali e di relazioni, elementi di fondamentale importanza per gli adolescenti.
Come afferma il pedagogista Daniele Novara, “l’isolamento in adolescenza è per antonomasia una minaccia” e questo modo di vivere rappresenta uno sforzo incredibile che va contro la natura di un periodo di sviluppo e di crescita basato proprio sulle relazioni e sul contatto con i propri coetanei.
Questa condizione infatti li sta seriamente deprivando di alcune esperienze e sta togliendo agli adolescenti la possibilità di esplorare e cercare il nuovo, aspetto tipico invece di questo periodo della vita.
Sempre secondo Novara, “li stiamo inchiodando nel nido materno, sempre sotto gli occhi della famiglia, nel posto dove nessuna adolescente normale può pensare di vivere. Una cosa talmente innaturale, perché per l’adolescente è naturale voler stare con i coetanei, uscire, sottrarsi dal controllo della famiglia. E noi cosa proponiamo? Il contrario: gli stiamo dicendo che stare con i pari è pericoloso. Dal punto di vista psicologico è tutto il contrario, ad essere pericoloso è una permanenza così dilatata nel nido materno. Se li spingiamo verso l’isolamento, magari il virus abbasserà la sua potenza ma senz’altro nei nostri ragazzi aumenterà la depressione nei nostri ragazzi. Questa è una certezza. Le conseguenze sulla salute mentale dei ragazzi, a livello di depressione, demotivazione, atti autolesionistici, sono già state documentate.”
Anche lo psicoterapeuta Alberto Pellai, uno dei maggiori esperti nell’ambito dell’adolescenza, condivide il forte rischio che le misure adottate, seppur necessarie ad arginare il virus, abbiano un impatto destabilizzante per i giovani sia sul piano fisico che psicologico, ostacolando quelle dinamiche indispensabili alla ricerca e costruzione della propria identità personale. Utilizzando le sue parole “l’adolescenza è infatti un tempo che per definizione si muove tra bisogno di andare oltre qualsiasi limite, sperimentandosi anche nella zona della trasgressione, e il bisogno di costruire il senso del limite dentro di sé, aderendo a un sano principio di realtà. Quando però questo accade, come sta accadendo da mesi, in un contesto dominato dalla patologia e dalla paura di ammalarsi, in cui tutto diventa confine, allora viene compromesso anche tutto quel lavoro auto educativo tra trasgressione e autoregolazione. E’ quello che viene chiesto in questo momento ai giovani: di confrontarsi con una dimensione del limite che è contro la loro natura. Pensiamo al distanziamento, che impedisce il contatto fisico, limita le esplorazioni, tutti aspetti che sono parte fondamentale dell’adolescenza.”
Sulla base di queste affermazioni è quindi indispensabile non sottovalutare il disagio che gli adolescenti stanno vivendo e dare valore alle loro emozioni cercando uno spazio di condivisione, anche in un tempo così limitato e confinato, nel tentativo di ostacolare un ritiro in se stessi e una chiusura che, forzata dall’interruzione del contatto con la realtà esterna, può esporre l’adolescente ad una distanza anche dal proprio mondo interno.
Dr.ssa Alessandra Guerrieri, psicologa e psicoterapeuta.