Diversi studi presenti in letteratura dimostrano le tragiche conseguenze che la violenza sessuale sulla donna provoca sulla sua possibilità di concepire.
E’ evidente che l’aver subito uno stupro rappresenta un trauma, sia dal punto di vista fisico che psicologico, gravissimo che colpisce la totalità della persona e coinvolge tutte le aree di vita.
Come affermano Di Renzo e Oscari[1], nell’aggressione sessuale “la donna è trattata come un oggetto privo di volontà individuale, ovvero, è mortificata (dal latino mortus facere) e umiliata (dal latino humus = terra). Dall’umiliazione nasce un senso di insicurezza per cui la donna sviluppa spesso dei complessi di colpa circa il suo ipotetico atteggiamento provocatorio.” (Di Renzo G. C., Oscari G., 2007, p.33)
Da un punto di vista psicologico l’esperienza di violenza sessuale può portare ad uno sconvolgimento della propria immagine di sé, procurando sentimenti di rabbia contro se stessa, scarsa autostima, tristezza e paura. Non è raro che in seguito ad una violenza insorgano stati depressivi, sintomi ansiosi, instabilità emotiva, predisponendo la donna a condizioni disfunzionali e situazioni di ulteriore disagio nel vivere la propria quotidianità e la relazione con gli altri.
Anche da un punto di vista fisico la violenza ha pesanti ripercussioni sulla salute della donna provando effetti quali: ferite, patologie ginecologiche, gravidanza indesiderata, dolori, disturbi gastroenterici, malattie sessualmente trasmissibili.
Già la presenza di questo condizioni, che minano in modo devastante l’equilibrio psicofisico, è sufficiente a far pensare a quanto possa essere difficile per una donna che ha subito uno stupro, riprendere contatto in modo sereno con la propria dimensione sessuale e, di conseguenza, con la possibilità di procreare. Non solo la presenza di disturbi dell’apparato riproduttivo può rendere il rapporto fisicamente doloroso, compromettendone la qualità e la probabilità di concepimento, ma anche la condizione emotiva che caratterizza i momenti di intimità può rappresentare un ostacolo in quei casi in cui la vittima rivive dentro di sé l’evento subito e teme l’atto sessuale nel ricordo e nella paura dell’esperienza terribile passata. Tutto ciò inevitabilmente incide sulla normale vita sessuale della persona e sul rapporto di coppia, rendendo più difficile la ricerca di una gravidanza.
A sostegno di quanto esposto, si citano due studi che affrontano il tema della violenza sessuale e delle sue possibile conseguenze: il primo si sofferma sulla correlazione tra abuso infantile e adolescenziale e endometriosi, che sappiamo essere una condizione che incide sulla fertilità; il secondo evidenzia che le donne che hanno subito nella loro vita molestie o violenze sessuali hanno un rischio di infertilità doppio rispetto a donne della stessa età che non ne hanno mai subite.
Abuso infantile e adolescenziale e rischio di endometriosi: correlazioni
Harris HR, et al. Early life abuse and risk of endometriosis Hum Reprod. 2018 Jul 17.
L’obiettivo dello studio prospettico di coorte coordinato da H.R. Harris del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, e al quale ha partecipato, fra gli altri, la Harvard Medical School di Boston, è stato valutare se esista una correlazione fra l’abuso fisico o sessuale subito nell’infanzia o nell’adolescenza e il rischio di endometriosi.
Studi precedenti avevano dimostrato che l’abuso infantile è associato al dolore pelvico cronico.
La ricerca è stata condotta su 60.595 donne in età fertile fra il 1989 e il 2013, nel contesto del Nurses’ Health Study II. Le partecipanti hanno compilato un questionario sui possibili abusi, mentre i casi di endometriosi sono stati documentati con laparoscopia.
Questi, in sintesi, i risultati:
– in 24 anni di follow up sono stati individuati 3394 casi di endometriosi;
– il rischio di sviluppare la malattia è significativamente più elevato nelle donne che nell’infanzia o nell’adolescenza hanno subito un grave abuso fisico (RR = 1.20; 95% CI = 1.06, 1.37) o sessuale (RR = 1.49; 95% CI = 1.24, 1.79);
– è stato registrato un aumento del 79 % del rischio di endometriosi nelle donne che riportano un abuso a lungo termine di vario tipo (95% CI = 1.44, 2.22);
– l’associazione fra abuso ed endometriosi è più forte nelle donne che non presentano infertilità, ma lamentano sintomi dolorosi più intensi;
– la gravità, la durata e l’accumulo del tipo di abusi correla con un rischio di endometriosi più elevato.
Comprendere i meccanismi, probabilmente di tipo infiammatorio, che sottendono questa sconcertante correlazione consentirebbe di approfondire la conoscenza dell’impatto biologico dell’abuso e della fisiopatologia dell’endometriosi.
Assenza di figli, volontaria e involontaria, nelle veterane: correlazione con l’abuso sessuale
Ryan et al,Voluntary and Involuntary Childlessness in Female Veterans – Associations with Sexual Assault, Fertility and Sterility.
Uno studio in pubblicazione su “Fertility and Sterility” e’ stato condotto su donne che prestano o hanno prestato servizio militare negli Stati Uniti, un gruppo a forte rischio di molestie sessuali.
La percentuale di donne infertili nel gruppo studiato e’ doppia rispetto al gruppo di controllo: infatti il 23 % delle donne che hanno subito molestie riporta delle difficoltà nel concepimento mentre le difficoltà riportate dal gruppo controllo sono solo nel 12%.
Nello studio emergono altri comportamenti in relazione alla maternità nelle donne abusate: vi è un maggiore ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (31% rispetto al 19%) e circa una su quattro, dopo un abuso sessuale, decide di rimanere senza figli.
Benché siano noti gli effetti psicologici, spesso devastanti, della violenza sessuale sulle donne e di come questi eventi possano incidere nelle relazioni sociali e affettive, questo studio evidenzia con chiarezza i danni relativi agli aspetti riproduttivi e alla relazione con la maternità; questo è un aspetto che non deve essere misconosciuto da parte di chi offre assistenza riproduttiva.
Subire un abuso sessuale rappresenta un vero e proprio trauma con effetti devastanti che causano sofferenza fisiche e psichiche a breve, medio e lungo termine, compromettendo in modo significativo la qualità della vita. Per quanto sia complesso elaborare e superare uno shock di questo tipo, un’adeguata integrazione di cure farmacologiche e di psicoterapia può consentire di raggiungere dei buoni risultati. Per questo motivo è opportuno che la donna vittima di violenza riesca a trovare la forza di parlarne con il proprio medico e di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per trovare il giusto supporto e per alleviare i sintomi invalidanti che derivano da questo fenomeno spesso sottovalutato e sottostimato.
Dr.ssa Alessandra Guerrieri, psicologa e psicoterapeuta.
[1] Gian Carlo Di Renzo, Giovanna Oscari, 2007, La violenza sessuale. Un viaggio attraverso miti, stereotipi e realtà, Aracne Editrice, Roma