SUPPORTO OLISTICO NEL “QUARTO TRIMESTRE” PER UNA MIGLIORE CURA DOPO IL PARTO
L’assistenza dopo il parto ideale inizia prima del parto.
L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) ha recentemente sottolineato l’importanza che la cura della gravidanza sia estesa anche al post-parto, coniando l’espressione “quarto trimestre”.
Abbiamo chiesto alla dr.ssa Chiara Marra, ginecologa, e alla dr.ssa Silvia Ghitti, ostetrica, cosa ne pensano al riguardo.
Dr.ssa Marra cosa si intende per “quarto trimestre”?
Quarto trimestre significa che nei tre mesi successivi al parto prosegue il rapporto di cura e dialogo tra la donna e il medico e/o l’ostetrica che l’ha seguita in gravidanza. È stato dimostrato infatti che l’attenzione per il benessere fisico ed emotivo della neo-mamma dopo aver dato alla luce il piccolo riduce l’incidenza di patologie ed addirittura la mortalità.
Il periodo dopo il parto, oltre a portare gioia ed entusiasmo, può infatti recare con sè fatica per la carenza di sonno, dolore al perineo, difficoltà di allattamento, incontinenza urinaria, mancanza di desiderio sessuale. Non sempre tutti questi disturbi sono presenti per fortuna, ma quando lo sono possono esacerbare disturbi psicologici latenti o portare a un nuovo squilibrio psicoemotivo.
Le neo-mamme hanno bisogno di una cura sempre presente, di un supporto olistico per la famiglia nascente, non di un “controllo ginecologico” a quaranta giorni, come spesso viene prescritto alla dimissione dall’ospedale. Per questo l’ACOG auspica una transizione di pensiero e di azione, verso un piano completo di assistenza nel periodo dopo il parto e un team di supporto alla famiglia. L’assistenza dopo il parto ideale inizia quindi prima del parto. Bisogna pensare e pianificare un supporto quando la donna è ancora in gravidanza.
Secondo l’ACOG quindi la donna dovrebbe avere un primo contatto con l’ostetrica o il medico che l’ha accompagnata in gravidanza entro tre settimane dal parto. Il contatto dovrebbe rimanere poi costante in caso di necessità, in modo che la donna sappia che ha un punto di riferimento. Successivamente dovrebbe essere garantita una visita entro i primi tre mesi dalla nascita. Gli aspetti da considerare durante la visita sono: la ripresa fisica dopo il parto, l’umore e il benessere emotivo, la cura del neonato e l’allattamento, il sonno e l’affaticamento, la contraccezione e la sessualità, la gestione di patologie croniche, il mantenimento della salute.
Secondo il nostro parere, pensare ad un primo contatto a tre settimane dalla nascita del bimbo è già “tardi”, poiché spesso il supporto è necessario proprio nella prima settimana dopo il ritorno a casa.
Ci troviamo sicuramente in linea con l’ACOG nel promuovere un’assistenza “intensa” e presente, ma mai invadente o medicalizzante. Questo approccio trova ancora più ragione nelle situazioni in cui ci sono stati problemi in gravidanza o al parto: in questi casi una equipe composta da medico, ostetrica e psicologo può risultare preziosa.
Inoltre l’ACOG incoraggia caldamente il congedo parentale per il partner per tutte le prime 6 settimane dopo il parto. Mai come in questa fase la presenza del compagno/coniuge è essenziale.
Dr.ssa Ghitti, come intende nel suo quotidiano accompagnare le donne la fase dopo il parto?
Nel quarto trimestre si è ancora in gravidanza. Il bambino non è più dentro la pancia ma è simbioticamente pelle a pelle con la madre. Il legame non è più il cordone ombelicale ma il latte e la pelle materna.
Una mamma per poter nutrire ha bisogno di essere nutrita.
Un nutrimento emotivo e fisico. Ha bisogno di supporto dal compagno/coniuge, dalla rete familiare e dal contesto sociale. E’ fondamentale che possa mantenere la relazione con i professionisti che ha scelto durante la gravidanza e che questi si rendano disponibili anche a visite domiciliari.
Visite che si occupano di una cura continua ed individualizzata, un calendario assistenziale con al centro i bisogni della donna e della nuova famiglia:
Noi crediamo che il quarto trimestre sia solo l’inizio della necessaria e fondamentale esogestazine ovvero nove mesi fuori dall’utero, vissuta cuore a cuore fra le braccia materne e il supporto paterno.
dr.ssa Chiara Marra, Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
dr.ssa Silvia Ghitti, Ostetrica