Psicologia

Lo sviluppo psicologico e morale nel bambino e nell’adolescente

Sappiamo bene quanto siano numerosi e complessi i cambiamenti che avvengono durante la crescita; con il passare dell’età il bambino affronta importanti passaggi evolutivi che coinvolgono l’aspetto psicologico, fisico, la motricità, la comunicazione, l’emotività, ecc.

Vediamo di percorrere insieme le principali tappe dello sviluppo psicologico del bambino, per quanto riguarda la formazione e la trasformazione del pensiero, per meglio capire qual è il tipo di funzionamento cognitivo e in che modo vengono recepiti i nostri messaggi quando comunichiamo con loro.

In particolare ci soffermiamo sulle principali differenze che caratterizzano le diverse fasce di età tenendo principalmente in considerazione lo sviluppo del pensiero, il rapporto con gli adulti, il rapporto con i coetanei e la percezione della regola.

Fino ai 6 anni circa lo sviluppo del pensiero attraversa quello che viene chiamato stadio preoperatorio: qui il bambino percepisce solo la realtà che vede, che sente e che tocca e crede che esista solo ciò che conosce direttamente; questo tipo di pensiero viene definito “egocentrico” perché il proprio punto di vista è per il bambino l’unico possibile.

In questa età il rapporto con gli adulti è molto forte poiché sono dei saldi modelli di riferimento per quanto riguarda il comportamento, il modo di relazionarsi, le abitudini. Il rapporto con i coetanei invece è piuttosto superficiale, infatti l’egocentrismo che caratterizza il pensiero di questa età influenza anche la relazione con i pari: fino a circa 3 anni possiamo dire che non c’è cooperazione e coordinazione con i compagni, i giochi sono unidirezionali o imitativi, come dire che se anche giocano insieme ognuno gioca per sé. Successivamente, con il miglioramento della comunicazione e l’accesso al gioco simbolico e di finzione, aumenta il livello di cooperazione e collaborazione ma il gruppo resta comunque in secondo piano. Sempre in questa età anche la regola passa da un periodo iniziale, quando il bimbo è molto piccolo, di anomia (assenza di regole) a quello che viene chiamato realismo morale. Proprio perché è così forte il legame con la realtà, come si diceva prima, a livello del pensiero, a questa età il giudizio della conseguenza dell’azione è più importante dell’intenzionalità. Infatti la norma non è sentita ma è “subita”, prima inconsapevolmente e poi più consapevolmente, e resta sacra in quanto proviene dagli adulti e cambiarla vuol dire trasgredirla; il suo valore è proporzionale all’autorità di chi la emana e viene rispettata principalmente per paura della punizione. In questa fase quindi giocano molto le dinamiche di imitazione: la regola e il comportamento dell’adulto sono il principale punto di riferimento in quanto il bambino a questa età non è ancora in grado di percepire un coinvolgimento soggettivo nel rispetto delle regole ma si adatta ad esse perché così gli viene insegnato dagli adulti. Quindi questo sarà il periodo in cui stare maggiormente attenti ai messaggi che si trasmettono perché hanno un valore importante di modello.

Intorno ai 7 anni e fino agli 11 il pensiero entra nello stadio operatorio concreto: qui l’adulto resta indubbiamente un importante modello da seguire ma si apre la possibilità di metterlo in discussione. Ciò vuol dire che il bambino inizia a scoprire di più i suoi compagni e a scoprire di più se stesso in relazione ai compagni con i quali inizia maggiormente a cooperare e ad interagire lasciando sempre più spazio alle proprie scelte: le relazioni diventano più selettive sulla base degli stessi interessi o affinità, viene scelto prevalentemente il compagno dello stesso sesso.

L’importanza delle proprie scelte e il legame con i coetanei diventano sempre più importanti mano a mano che ci avviciniamo al terzo stadio che si identifica con l’ingresso nell’adolescenza. Qui il pensiero diviene operatorio formale, lasciando spazio a riflessioni sul proprio pensiero, al capovolgimento tra reale e possibile e soprattutto all’emergere del pensiero astratto. In questo periodo il rapporto con gli adulti è ambiguo: da un lato il processo di separazione-individuazione che l’adolescente attraversa lo porta ad allontanarsi dalle figure genitoriali per cercare di trovare una propria identità, talvolta in contrasto con quella legata all’immagine data dai genitori, dall’altro permane un forte bisogno di avere una persona adulta da prendere ad esempio e a cui riferirsi; il ragazzo infatti oscilla tra l’idea di poter fare da solo senza l’aiuto dei genitori ed il bisogno di dipendenza che ancora avverte. Proprio per questo movimento di allontanamento dalla famiglia, il rapporto con i pari e con il gruppo diviene in questa fase più importante e significativo che mai: le relazioni con i coetanei divengono infatti un supporto fondamentale e il gruppo dei pari assume la forma di una possibile alternativa al gruppo familiare da cui ci si stacca.

A cavallo tra lo stadio precedente e questo, quindi all’incirca intorno ai 9 anni, avviene un importante cambiamento per ciò che riguarda la percezione della regola. Si accede infatti alla fase del relativismo morale, dove il bambino considera le norme come derivanti dal consenso del gruppo e quindi modificabili, il loro valore si svincola da chi le emana e c’è quindi capacità di discernimento e un apporto personale, un’opinione, una capacità di giudizio sulla regola.

E’ evidente che le età e gli stadi che abbiamo descritto sono indicativi e non sono rigidi nel loro susseguirsi poiché, fondamentale nel passaggio da una fase all’altra non è solo l’età cronologica del bambino e del ragazzo ma sono imprescindibili gli aspetti personali, relazionali, ambientali e caratteriali del singolo individuo. Questa esposizione infatti vuole solo essere una panoramica, non esaustiva, su alcuni dei complessi cambiamenti che avvengono nel percorso evolutivo che se conosciamo e teniamo a mente, forse possono esserci utili nel comprendere e nel modulare la nostra relazione con i bambini e i ragazzini

[contributo della dr.ssa Alessandra Guerrieri, Psicologa e Psicoterapeuta]