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Riscoprire la Donna Selvaggia dentro di sè

Pinkola Estes è una scrittrice, poetessa e psicoanalista junghiana, che negli anni 90 ha pubblicato il testo “Donne che corrono coi Lupi”.

Questo libro è un percorso sul femminile istintivo che, attraverso l’utilizzo delle favole, dei racconti di tradizioni popolari e degli archetipi, promuove l’attivazione del pensiero e dell’ascolto di sè.
Attraverso questo tipo di racconto l’autrice riesce ad andare al nocciolo dei vissuti e dei comportamenti con estrema chiarezza, muovendo emozioni e consapevolezza.

Una delle figure ricorrenti in questi racconti è la Donna Selvaggia: una donna istintiva che può essere guida.
Pinkola afferma che “la Donna Selvaggia è nel contempo amica e madre di coloro che hanno perso la strada, si sono sperdute, di tutte coloro che hanno bisogno di sapere, di tutte coloro che hanno un enigma da risolvere, di tutte coloro che vagano e cercano nella foresta o nel deserto.”

La natura e l’istintività sono dei costanti richiami, come dei fari, che ritmicamente tornano all’interno della lettura: tutte le creature devono tornare a casa, ad una casa di protezione, in cui essere liberi di ascoltarsi e sentirsi, per chi si è davvero.

In aiuto gli elementi della natura: “Dai fulmini seppi della subitaneità della morte e dell’evanescenza della vita. Le figliate dei topolini mostravano che la morte era raddolcita da una nuova vita. Una lupa uccise un suo cucciolo ferito a morte; insegnò la compassione dura, e la necessità di permettere alla morte di andare al morente. I bruchi pelosi che cadevano da gl’alberi e faticosamente risalivano m’insegnarono la determinazione. Dal loro solletico, quando mi passeggiavano sul braccio, imparai come la pelle può risvegliarsi e sentirsi viva”.

Questo percorso è reso più semplice, ma non per questo meno intenso, dall’utilizzo delle fiabe. Tra le molte possiamo trovare: “Il brutto anatroccolo”, che ci insegna come a volte il senso di inadeguatezza percepito segnali l’importanza di trovare il proprio gruppo di appartenenza; “Baba Jaga”, una favola con molteplici significati tra cui la riscoperta dell’istintualità profonda per affrontare le difficoltà e come lavorare sul rapporto con il materno.

Altre sono la favola “Scarpette Rosse” oppure “Barbablù” oppure “La Ragazza senza Mani”: tutte ricche di significati ed estremamente crude, per cui rimanere impassibili è difficile, e una riflessione personale e profonda sorge spontanea.

Una favola veramente speciale è la “Donna Scheletro” che ci fa comprendere come l’incapacità di sbrogliare le difficoltà, le parti di noi e dell’altro che non tolleriamo, faccia fallire molte relazioni.

Per amare non serve solo essere forti, ma anche saggi di una saggezza che viene dalla consapevolezza di chi siamo, forti del nostro spirito.
La Donna Scheletro ci insegna che la vita di coppia tra alti e bassi, inizi e conclusioni, affrontata mano nella mano, crea un amore indissolubile.

Questo libro è un must have: un testo da leggere almeno una volta nella vita. Lo consiglio alle donne in cammino, a coloro che stanno affrontando un cambiamento o un momento difficile, a chi sente di essersi persa e vuole ripartire da sé.

Personalmente utilizzo questo tipo di visione e di lavoro profondo nelle mie sedute di riabilitazione perineale e nei gruppi pensati per donne con ipertono del pavimento pelvico e dolore pelvico cronico: la lettura delle favole crea grande apertura e ci porta ad osservare noi stesse e le reazioni del nostro corpo in un modo completamente nuovo.
Spesso il nostro perineo parla di cose non dette, racchiuse in un guscio nel profondo: lavorare sulle emozioni e sulla fantasia ci aiuta a far emergere, a curare e a coccolare il nostro io istintivo ed il nostro corpo.

E per lasciarci, un piccolo ringraziamento, tratto dal libro, che desidero donare, come augurio e come richiamo a tutte le donne in cammino per riscoprire la propria parte selvaggia:

Ringrazio, infine, l’odore dello sporco buono, il suono dell’acqua libera, gli spiriti della natura che accorrono sulla strada per vedere chi passa. Ringrazio tutte le donne che sono vissute prima di me e hanno reso il sentiero un po’ più aperto e un po’ più facile.”

[contributo della dr.ssa Stefania Azzalini, ostetrica – Master Universitario in Medicine non Convenzionali. Specializzata in riabilitazione del pavimento pelvico]