Come ogni momento di passaggio, anche la transizione dal vecchio al nuovo anno porta con sé aspettative, paure e desiderio di cambiamento. Per quanto nella nostra società prevalga l’aspetto ludico di questa festa, sotto la superficie ognuno di noi percepisce il significato profondo che ancora oggi attribuiamo a questo momento.
La mindfulness, che letteralmente significa ‘consapevolezza’, può venirci incontro proprio per prendere coscienza dei sentimenti che nutriamo rispetto al nostro cammino, alla strada già percorsa e ai passi che verranno.
La nostra vita è strutturata in cicli, alcuni brevi come il rincorrersi dei minuti, altri più lunghi, come l’alternarsi dei giorni, dei mesi e delle stagioni. Alla fine di ogni ciclo qualcosa muore, viene lasciato andare, per far posto al nuovo. Proprio come quando respiriamo: inspiriamo per riempirci di ossigeno, ed espiriamo per liberarci di tutto ciò che non serve più. Questo equilibrio, questa danza, è alla base dell’esistenza di tutte le cose.
Come può la consapevolezza aiutarci in questo passaggio?
Prima di tutto: lasciar andare. Se è importante rincorrere una meta, raggiungere un obbiettivo, acquisire beni materiali, ruoli o riconoscimenti, non dimentichiamo che per il nostro benessere è altrettanto importante riuscire a lasciarci alle spalle ciò di cui non abbiamo più bisogno. Che sia un vecchio oggetto, un’abitudine o una relazione, onoriamo il percorso che abbiamo fatto insieme, ed incamminiamoci verso il futuro con una piccola borsa vuota da riempire nuovamente.
Il concetto può suonare banale, ma metterlo in pratica non è semplice: “Come posso sapere quando è il momento di separarmi da qualcosa?” quando sono pienamente presente a me stesso, quando tutta la mia attenzione è rivolta al qui-e-ora, la risposta si presenta spontaneamente.
E poi? Poi ci sono i buoni propositi. Quante promesse facciamo a noi stessi, che non siamo in grado di mantenere. Dallo smettere di fumare al mettersi a dieta, dal ritagliarsi più tempo libero al non farsi mettere i piedi in testa sul lavoro. Il desiderio origina da una mancanza, e spesso ci proiettiamo in un mondo di fantasia, appagante e confortevole, dimenticandoci della situazione in cui ci troviamo. Ma le uniche risorse a cui possiamo attingere per il cambiamento sono proprio nel presente, sotto ai nostri occhi, dobbiamo solo essere disposti a guardare anche dove non vorremmo. Proprio per questo restare centrati è ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
Anziché fuggire da ciò che consideriamo spiacevole, o doloroso, proviamo ad osservarlo più da vicino, anche solo per un momento. Prima di imporci di abbandonare un vizio o di cambiare aspetto fisico, osserviamo come siamo adesso, cogliamo la bellezza del nostro presente e di tutto ciò che ci ha portati qui: siamo il miglior risultato di tutta una serie di eventi che abbiamo attraversato nel corso degli anni. È proprio da qui che può partire un cambiamento duraturo, centrato su noi stessi, che rispecchi il nostro sentire.
Il cambiamento che cerchiamo è autentico, o ci stiamo adeguando ad un modello che la nostra mente ha concepito per noi? Su quali risorse (interiori e materiali) posso fare affidamento? Quali sono invece i limiti?
Come in un meraviglioso paradosso, solo dall’accettazione di noi stessi e della nostra situazione presente può germogliare qualcosa di nuovo e davvero rivoluzionario.
IL BUON PROPOSITO DI QUEST’ANNO? NON AVERE BUONI PROPOSITI!
Articolo di Irene Cocchi, Dott.ssa in Scienze e tecniche psicologiche, specializzata in Mindfulness-Based Stress Reduction
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