Il tumore del seno è il tumore più frequente nel sesso femminile, attualmente colpisce una donna su otto ma il numero di nuovi caso all’anno è in continuo aumento, principalmente per l’incremento dell’età media della popolazione (la maggior parte dei tumori del seno colpisce le donne oltre i 40 anni di età), per un’alimentazione e stili di vita scorretti (sedentarietà, dieta ipercalorica con un eccessivo consumo di grassi animali e povera in frutta e verdura), per il diffondersi dell’abitudine al fumo e all’alcool tra le donne…
Nonostante ciò, grazie ai progressi in ambito terapeutico e, soprattutto, alla diagnosi precoce, di tumore al seno oggi si muore meno che in passato, con una sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi che si assesta intorno all’85% (rispetto al 70-75% degli anni ’70) e che in caso di malattia localizzata raggiunge il 98%.
La prevenzione del tumore al seno deve iniziare a partire dai 20 anni, con l’autopalpazione eseguita regolarmente ogni mese tra il 7° ed il 14° giorno del ciclo, e deve continuare per tutta la vita, anche dopo la menopausa. La fascia di età più frequentemente colpita da tumore al seno è infatti tra i 65 e i 70 anni di età.
Oltre alla ricerca di eventuali noduli, durante le sedute di autopalpazione, dovrebbero essere ricercati e riferiti al medico anche altri segni, quali retrazioni o cambiamenti della pelle, perdite di liquido dai capezzoli, cambiamenti di forma della mammella.
Tra i 20 ed i 40 anni generalmente non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno dal ginecologo o da un medico esperto. Tuttavia in caso di situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità (casi di tumore al seno in famiglia) o di scoperta di noduli, è consigliabile approfondire l’analisi con un’ecografia in base alla quale si deciderà se eseguire o meno una mammografia ed un esame citologico/bioptico del nodulo. In questa fascia d’età la mammografia non è raccomandata come indagine di prima scelta perché la struttura del seno è ancora troppo densa, con conseguente riduzione dell’accuratezza diagnostica.
Tra i 40 ed i 50 anni, le donne con familiarità per tumore al seno dovrebbero iniziare a sottoporsi già da ora a mammografia associata ad ecografia, vista la struttura ancora densa del seno. Qualora invece non sia presente familiarità o altri fattori di rischio, si dovrebbe procedere come tra i 20 e i 40 anni. Questa è tuttavia la fascia di età dove il modus operandi è ancora controverso ed oggetto di dispute tra specialisti ed in molte realtà si inizia comunque con la mammografia anche senza fattori di rischio – ovviamente sempre accoppiata all’ecografia.
Tra i 50 ed i 70 anni, il rischio di sviluppare tumore al seno è piuttosto alto, per questo si ricorre allo screening mammografico con cadenza biennale. In questo caso l’ecografia viene eseguita se richiesta dal radiologo perché il seno è ancora relativamente denso, per meglio caratterizzare reperti mammografici di aspetto benigno quali cisti o fibroadenomi o come guida ecografica per eseguire agoaspirati/biopsie.
Un caso a parte è quello delle donne positive al test genetico per BRCA1 o 2 (tumore della mammella ereditario, 5-7% dei casi), nelle quali è indicata un’ecografia semestrale e una risonanza magnetica annuale, anche in giovane età.
Da quanto sopra descritto si evince che ecografia della mammella e mammografia NON sono esami interscambiabili bensì complementari, ognuno con le sue peculiarità ed indicazioni:
- La mammografia è l’esame più sensibile per la diagnosi di tumore al seno, riuscendo ad evidenziare microcalcificazioni tumorali non visibili all’esame ecografico, tuttavia prevedendo l’uso di radiazioni ionizzanti (anche se in dosi non eccessive) è necessario non abusarne. Per questo motivo si preferisce utilizzarla oculatamente e per un periodo di tempo limitato, precisamente nella fascia di età ove è massimo il rischio di sviluppare tumore. Utilizzando radiazioni ionizzanti, l’esame è controindicato in gravidanza. Un seno molto ghiandolare (denso) riduce la sensibilità dell’indagine mammografica, per questo motivo nelle pazienti più giovani o comunque dotate di seno con componente ghiandolare ben conservata, a completamento diagnostico viene di solito eseguita anche un’ecografia.
- L’ecografia al seno, utilizzando ultrasuoni di limitata potenza, non è in alcun modo dannosa per la paziente e può pertanto essere ripetuta ad oltranza. Non richiede una specifica preparazione e può essere eseguita anche in gravidanza o durante l’allattamento. La sensibilità dell’esame per la diagnosi di tumore al seno è solo lievemente inferiore alla mammografia, di contro è più accurata nel caratterizzare le lesioni benigne, ad esempio per distinguere una banale cisti (che non necessita di ulteriori controlli) da un fibroadenoma (che richiede comunque un controllo ecografico nel tempo per valutarne il potenziale di crescita e per consigliarne la rimozione chirurgica qualora superi certe dimensioni). L’ecografia è inoltre utilizzata per valutare la presenza, le dimensioni e l’aspetto di linfonodi ascellari, la sede più frequente di metastasi da tumore al seno. Oltre alla patologia tumorale, l’ecografia viene impiegata per la valutazione di mastodinie (dolore al seno), mastiti, traumi mammari.
Dott. Gianluca Giannì, Medico Chirurgo, Specialista in Medicina Nucleare ed Ecografia, Dirigente Medico presso la S.C. Radioterapia Oncologica e Medicina Nucleare – Sezione Ecografia dell’ASST Valtellina e Alto Lario (SO)