L’enuresi notturna è definita come la perdita di urina durante il sonno in bambini di almeno 5 anni di età. Attualmente non si conoscono le cause di tale condizione, sebbene sia molto comune nell’infanzia e nell’adolescenza: la prevalenza è del 15% a 5 anni, 10% a 7 anni, 6% a 12 anni rimanendo stabile intorno al 2% nell’età adulta. L’enuresi notturna causa un importante stress nel bambino e nell’adolescente ed è più frequente nel sesso maschile.
L’enuresi è definita primaria se il bambino non ha mai raggiunto almeno 6 mesi di “notti asciutte” e secondaria se un periodo di continenza notturna ha preceduto l’enuresi.
L’enuresi viene anche definita monosintomatica se la perdita involontaria di urine durante il sonno non è accompagnata da altri sintomi né è dovuta ad altre cause (farmaci o altre patologie) e interessa almeno 2 notti alla settimana per almeno 3 mesi consecutivi. Nell’enuresi non monosintomatica coesistono altri sintomi come aumentata o diminuita frequenza minzionale, incontinenza, urgenza minzionale, disuria, ecc.
Consigli
Alcuni consigli possono essere validi per tutti i genitori di bambini che soffrono di enuresi:
- mantenere un atteggiamento comprensivo e non sgridare mai il bambino
- se vi è familiarità (condizione molto frequente) dire al bambino che mamma e papà hanno risolto il problema: per lui sarà confortante e rassicurante
- diminuire i liquidi dal tardo pomeriggio e dopo cena
- svuotare completamente la vescica prima di andare a letto. Spesso i bimbi pensano di aver terminato dopo il getto iniziale o la prima “spinta”: non bisogna avere fretta ma aspettare che tutta la pipì sia uscita. Può essere utile spiegargli che dopo la spinta iniziale bisogna rilassarsi e la pipì “verrà da sola”. Quando ha terminato può dare un’altra piccola ”spinta” e la vescica sarà svuotata completamente
- non svegliare il bambino di notte: non solo non serve ma al bambino ciò appare come punitivo
Trattamenti convenzionali e non
Attualmente i trattamenti convenzionali prevedono l’utilizzo di farmaci e allarmi acustici che svegliano il bambino quando il bambino si bagna, con efficacia (acquisizione di almeno il 50% di notti asciutte) tra il 45 e il 65%. Queste terapie possono avere effetti collaterali (in particolari quelle farmacologiche) e non risolvono il problema in un sottogruppo di bambini che rimane non responsivo a tali approcci.
Ultimamente diversi studi hanno indagato l’efficacia dell’agopuntura e della stimolazione nervosa periferica nell’enuresi, con risultati incoraggianti. Una recente meta-analisi1 (analisi aggregata di più studi, al fine di aumentare il numero del campione di pazienti indagato) ha messo in evidenza come l’agopuntura mostri una maggiore efficacia rispetto alle terapie convenzionali. Sebbene il numero totale di studi (10 studi per un totale di 888 pazienti) non abbia permesso di raggiungere la significatività statistica, gli autori hanno comunque dimostrato che l’agopuntura nell’enuresi non è inferiore alle terapie farmacologiche convenzionali.
L’agopuntura rappresenta quindi una valida alternativa alle terapie farmacologiche nel trattamento dell’enuresi notturna del bambino.
1. Saettini F, Marra C, Rota M, Liu X, Bower WF. Acupuncture for the treatment of pediatric nocturnal enuresis: A systematic review and a meta-analysis of randomized and non-randomized studies. European Journal of Integrative Medicine. Volume 8, Issue 2, April 2016, Pages 89–97.